Deformazione plastica

Deformazione plastica
Curva di sollecitazione-deformazione monoassiale ideale

La deformazione plastica e la successiva ricristallizzazione sono due fenomeni fisici fondamentali che determinano la struttura e le proprietà dei metalli e delle loro leghe. Questi processi sono alla base di quasi tutte le tecnologie di lavorazione dei materiali plastici, come la laminazione, la forgiatura, la trafilatura e lo stampaggio. Essi consentono non solo di modificare la forma dei componenti metallici, ma anche di modellare la loro microstruttura in modo controllato e ripetibile.

A seguito di sollecitazioni che superano il limite elastico, il metallo subisce una deformazione permanente, accompagnata da significativi cambiamenti interni, principalmente un aumento della densità di dislocazione, una frammentazione dei grani e un indurimento del materiale. Tuttavia, questi cambiamenti, sebbene spesso desiderabili, possono portare a un deterioramento della duttilità e della lavorabilità.

Pertanto, nella pratica industriale, è fondamentale controllare abilmente il processo di ricristallizzazione, ovvero ripristinare l’equilibrio e la struttura granulare bilanciata attraverso la ricottura. Ciò consente di combinare effetti di rafforzamento con la conservazione della plasticità, con conseguente aumento della durata e miglioramento della qualità dei prodotti finiti.

Nelle sezioni seguenti di questo articolo forniremo un’analisi dettagliata del funzionamento di entrambi i processi, delle loro differenze in risposta alla temperatura e alle condizioni tecnologiche e della loro importanza nella pratica ingegneristica.

Curva tipica di sollecitazione-deformazione per l'acciaio strutturale
Curva tipica di sollecitazione-deformazione per l’acciaio strutturale

Deformazione plastica: definizione e meccanismo

La deformazione plastica è un cambiamento permanente della forma di un materiale sotto l’influenza di forze esterne, che persiste anche dopo la rimozione di queste ultime. A differenza della deformazione elastica, che è reversibile, con plasticità si intende quel processo di superamento del limite elastico e all’inizio di cambiamenti interni nella struttura del metallo.

Il meccanismo di deformazione si basa sul movimento delle dislocazioni, ovvero difetti lineari nel reticolo cristallino. Sotto l’azione delle sollecitazioni di taglio, le dislocazioni si muovono lungo specifici piani di scorrimento, provocando lo spostamento di interi strati di atomi l’uno rispetto all’altro. Il risultato è un cambiamento permanente nella geometria del cristallo che, su scala macro, si manifesta come un cambiamento nella forma dell’intero elemento.

Durante la deformazione, la densità delle dislocazioni aumenta, portando all’indurimento del materiale. Maggiori sono gli ostacoli al movimento delle dislocazioni, maggiore è la resistenza del materiale a un’ulteriore deformazione. Questo processo è noto come incrudimento e costituisce la base per il rafforzamento di molti metalli senza necessità di fusione.

In definitiva, la deformazione plastica è un fenomeno che non solo consente di effettuare una modellazione geometrica degli elementi, ma permette anche di modificare le proprietà meccaniche dei materiali controllandone la microstruttura e lo stato di sollecitazione interna.

Deformazione a freddo e a caldo

La deformazione plastica dei metalli può essere effettuata in due intervalli di temperatura principali: deformazione a freddo o deformazione a caldo. Le differenze tra questi processi sono significative sia in termini di meccanismo di deformazione che di effetti microstrutturali e tecnologici.

La deformazione a freddo avviene a temperature inferiori alla temperatura di ricristallizzazione, il che significa che il metallo non può rigenerare la sua struttura durante il processo. Ciò porta a:

  • Un rapido aumento della densità di dislocazione;
  • L’indurimento del materiale (aumento della resistenza);
  • Ena diminuzione della plasticità e della duttilità.

Il vantaggio di questo processo è l’elevata precisione dimensionale e la levigatezza della superficie. Allo stesso tempo, il suo limite è l’aumento delle sollecitazioni interne e la necessità di ricottura interoperatoria in caso di gradi di deformazione più elevati.

La deformazione a caldo avviene a temperature superiori alla temperatura di ricristallizzazione, consentendo di effettuare una deformazione e una ricristallizzazione in simultanea. Il materiale rimane quindi duttile e la sua struttura viene continuamente rigenerata. Di conseguenza:

  • La resistenza alla duttilità diminuisce (formatura più facile);
  • Si evita l’incrudimento;
  • È anche possibile ottenere una microstruttura a grana fine.

Questo processo è particolarmente utile per la formatura intensiva di grandi sezioni trasversali, come nella laminazione di lamiere o nella forgiatura libera. Tuttavia, comporta un maggiore consumo energetico e un controllo dimensionale più difficile.

La scelta tra deformazione a freddo e a caldo dipende dai requisiti tecnologici, dal tipo di materiale e dalle proprietà meccaniche desiderate del prodotto. Entrambi gli approcci hanno la loro applicazione nell’industria e sono spesso utilizzati in modo complementare.

Movimento continuo del corpo
Movimento continuo del corpo

L’influenza della deformazione sulla struttura e sulle proprietà dei metalli

Il processo di deformazione plastica provoca cambiamenti significativi nella struttura interna dei metalli, che si traducono direttamente nelle loro proprietà meccaniche, tecnologiche e operative.

L’effetto più significativo è un aumento della densità di dislocazione: durante la deformazione, il numero di difetti nel reticolo cristallino aumenta, formando una complessa rete di barriere che impediscono l’ulteriore movimento delle dislocazioni. Questo fenomeno porta all’incrudimento, ovvero ad un aumento della resistenza alla trazione e della durezza del materiale, spesso a scapito della sua duttilità e tenacità. Con il progredire della deformazione si verificano anche i seguenti fenomeni:

  • Frammentazione dei grani e comparsa di strutture subgranulari;
  • Aumento delle tensioni interne;
  • Riduzione della capacità di subire ulteriori deformazioni senza rischio di rottura.

Nella struttura si osserva una cosiddetta struttura deformata, in cui i grani si allungano e si orientano nella direzione delle forze applicate. Tale trasformazione influisce non solo sulle proprietà meccaniche, ma anche sulla conduttività termica ed elettrica, nonché sulla resistenza alla corrosione del metallo.

Per le tecnologie di produzione, è fondamentale comprendere che ogni fase della deformazione modifica il materiale, sia su scala macro (cambiamento di forma) che su scala micro (cambiamento della struttura cristallina). Pertanto, processi come la ricristallizzazione, la ricottura dolce e la normalizzazione diventano indispensabili per l’ulteriore lavorazione e il raggiungimento dei parametri desiderati del materiale.

Ricristallizzazione – ripristino della struttura

La ricristallizzazione è un processo fisico in cui si formano nuovi grani cristallini privi di tensioni e dislocazioni in un metallo precedentemente deformato plasticamente. Essa si verifica tipicamente durante la ricristallizzazione, che consiste nel riscaldare il materiale a una temperatura sufficientemente elevata, ma inferiore al suo punto di fusione, per ripristinare la microstruttura di equilibrio.

A seguito di un’intensa deformazione plastica (soprattutto a freddo), nel materiale si accumula un gran numero di difetti di rete, principalmente sotto forma di dislocazioni. Questi difetti sono energeticamente sfavorevoli e tendono ad essere eliminati, il che diventa possibile dopo l’apporto di energia termica. Alla temperatura di ricristallizzazione, nuovi grani si formano e si sviluppano a scapito delle vecchie strutture deformate, portando alla formazione di una microstruttura a grana fine ed equilibrata. Il processo di ricristallizzazione:

  • Riduce la densità di dislocazione;
  • Ripristina la plasticità e la duttilità del materiale;
  • Riduce la durezza e la resistenza eliminando l’effetto di incrudimento.

La temperatura alla quale avviene la ricristallizzazione dipende da diversi fattori, principalmente dal grado di deformazione precedente, dalla purezza chimica del materiale e dalla dimensione iniziale dei grani. Per la maggior parte dei metalli, varia da 0,3 a 0,5 volte il punto di fusione sulla scala assoluta (Kelvin).

Da un punto di vista tecnologico, la ricristallizzazione è fondamentale in processi quali la laminazione interoperativa, la trafilatura e la produzione di lamiere imbutite, dove il mantenimento delle giuste proprietà plastiche dopo ogni operazione è essenziale per il successo dell’intero ciclo di lavorazione.

L’uso della ricristallizzazione nell’industria

La ricristallizzazione è ampiamente utilizzata nell’industria metallurgica e di trasformazione, dove funge da fase di rigenerazione dopo una deformazione plastica intensiva. La sua implementazione controllata consente di ottimizzare le proprietà meccaniche del materiale, prolungare la durata degli utensili e aumentare l’efficienza delle operazioni tecnologiche successive. Questo processo è indispensabile, tra l’altro, nei seguenti casi:

  • Laminazione di lamiere e nastri di acciaio, dove la ricristallizzazione è necessaria dopo ogni fase di deformazione per ripristinare la plasticità prima del passaggio successivo attraverso i rulli;
  • Trafilatura di fili e cavi, dove un eccessivo indurimento potrebbe causare la rottura;
  • Fabbricazione di tubi, profili e componenti stampati che richiedono una combinazione di elevata resistenza e formabilità.

Inoltre, la ricristallizzazione consente di ottenere una microstruttura controllata con grani fini e omogenei, che si traduce in una migliore resistenza all’urto, resistenza alla fatica e qualità della superficie. Ciò è particolarmente importante nei materiali destinati a parti strutturali con un elevato grado di affidabilità, ad esempio nell’aviazione, nell’ingegneria energetica o nell’ industria automobilistica.

In alcuni casi, la ricristallizzazione parziale viene utilizzata deliberatamente per ottenere un gradiente di proprietà, come un nucleo duro e uno strato esterno più duttile. In altri processi, come l’ammorbidimento, la ricottura e la ricristallizzazione, viene utilizzata principalmente per facilitare l’ulteriore lavorazione meccanica o lo stampaggio.

Il controllo consapevole di questo processo, attraverso la scelta appropriata della temperatura, del tempo di ricottura e del grado di deformazione precedente, consente di adattare con precisione il materiale alle esigenze tecniche, combinando i vantaggi del rafforzamento con una duttilità controllata.

Deformazione plastica – sintesi

La deformazione plastica e la ricristallizzazione sono due fenomeni strettamente correlati che costituiscono la base delle moderne tecnologie di lavorazione dei metalli. Comprenderli consente agli ingegneri non solo di modellare la geometria dei prodotti, ma soprattutto di controllarne la struttura e le proprietà meccaniche.

La deformazione plastica, sia a freddo che a caldo, provoca cambiamenti interni al materiale, tra cui il rafforzamento, la densificazione delle dislocazioni e l’allungamento dei grani, che influiscono direttamente sulla resistenza, la durezza e la duttilità. Tuttavia, solo attraverso la ricristallizzazione è possibile ripristinare la struttura di equilibrio e riutilizzare il materiale nelle fasi di lavorazione successive.

Nella pratica industriale, un controllo accurato di questi processi consente l’ottimizzazione della produzione, l’estensione della durata degli utensili e il miglioramento della qualità dei prodotti, con un impatto diretto sull’economia e sull’affidabilità di interi sistemi tecnici. Ecco perché la conoscenza dei meccanismi di deformazione e ricristallizzazione è così importante: costituisce un ponte tra la scienza dei materiali e le applicazioni ingegneristiche reali, dove precisione, durata e controllo della qualità giocano un ruolo decisivo.

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